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Testi Critici
E’ un universo incostante e mutevole quello cui s’accosta Maurizio Piccirillo. Il peso dell’opera si calcola in MB e il suo ambiente naturale s’individua sullo schermo del computer, o in una videoproiezione. Lo spazio virtuale offre all’artista molteplici vie sensoriali, da esplorare utilizzando esclusivamente la propria sensibilità artistica; divenuta filo conduttore dei diversi elementi costitutivi dell’opera. Intrigante e ossessivo è l’uso della tecnologia cui si affida completamente l’autore: per la realizzazione delle immagini. L’impianto visuale è stato, infatti, realizzato con un programma di calcolo matematico, per cui, al variare delle formule matematiche in esso contenute, è possibile pure plasmare immagini di frattali. La natura di per sé misteriosa di queste forme riversa il proprio fascino nell’opera intera: le figure galleggiano in un nero profondo e impalpabile, in un’oscurità amniotica da cui l’artista libererà i componimenti poetici. Mandelbrot ideatore del termine “frattale” e primo studioso di questi oggetti geometrici ritenne che le relazioni fra frattali e natura fossero più profonde di quanto tuttora si creda:
“Si ritiene che in qualche modo i frattali abbiano delle corrispondenze con la struttura della mente umana, è per questo che la gente li trova così familiari. Questa familiarità è ancora un mistero e più si approfondisce l’argomento più il mistero aumenta”
(Benoit Mandelbrot)
Centro Culturale Bertolt Brecht (Milano)
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Le opere di Maurizio Piccirillo, artista visivo contemporaneo ma anche poeta, scrittore, musicista, si caratterizzano per l’uso della tecnologia poiché il loro ambiente naturale è rappresentato sullo schermo di un computer o nelle video proiezioni. L’uso del frattale , ovvero dell’oggetto geometrico che ripete in scala sempre minore la stessa struttura di partenza, è usato dall’autore per rappresentare una natura carica di forme misteriose che si lasciano fluttuare in spazi oscuri.
Dott.ssa Linda Filacchione (VISTA Arte e Comunicazione – Roma)
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Maurizio Piccirillo presenta la sua innovativa ricerca sui frattali. Oggetti geometrici si replicano, ripetendo in scala minore il medesimo punto di partenza. L’artista esplora così una natura nascosta e carica di per sé di forme arcane e affascinanti. I suoi frattali spaziano su fondi oscuri per mostrare tutta la loro forza comunicativa.
Direttrice Artistica: Dott.ssa Rosi Raneri (TAORMINA GALLERY- Taormina – ME)
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Maurizio Piccirillo In questa mostra presenta un universo mutevole, un universo in cui il peso dell'opera si calcola in megabyte e il suo ambiente naturale s'individua sullo schermo del computer o in una videoproiezione. L'impianto visuale è stato realizzato con un programma di calcolo matematico per cui al variare delle formule matematiche in esso contenute, è possibile plasmare immagini di frattali: in una oscurità amniotica galleggiano figure misteriose e impalpabili, veri componimenti poetici dell'artista.
Direttrice Artistica: Dott.ssa Siberiana Di Cocco (Cinema Lumiere – Pisa)
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L'arte visiva di Piccirillo non è che un veicolo per meglio comprendere la sua poesia, tutto sembra mosso dal cuore; vediamo infatti figure che fluttuano come parole in una danza di corpi immateriali, disciolti in una dimensione atemporale, galleggiano e respirano, un gioco di particelle in completa armonia e sincronia, nulla risulta fuori posto, nessuna nota che stona.
Ci sembra di vederli vivere i suoi Frattali, mentre con voli pindarici si adagiano su un fondo nero e brillante, un ossessiva puntualità che si diluisce e si fluidifica nella sua bellezza. Infinite linee si aggrovigliano in romantiche torsioni dando vita ad uno spettacolo di colore ed immaginazione, tutto sembra dominato da una splendida melodia. L'arte di Piccirillo è elegante e semplice allo stesso modo, è un moto dell'anima a cui riesce a dare una lucente e delicata espressione visiva, romantica e sensibile.
Critica d’arte Lorenza Fragomeni (Mda Milano)
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L'istinto del tempo è uno screening della dimensione spaziale elaborato da Maurizio Piccirillo in memoria vettoriale. Memoria e ricordi che generano caos emozionale e disordine, una situazione primitiva reinterpretata nell'ordine sparso di punti, di linee, di curve, elementi ai quali si aggregano, per liriche architetture dell'umano sentire, colori e sfumature. È come se un'equazione matematica si mimetizzasse nella sequenzialità di cromie e forme labirintiche, creando un'immagine contenente al suo interno il genoma che l'ha partorita. È un susseguirsi di formule e di figure geometriche sottese a rendere il più possibile la rappresentazione razionale, piuttosto che l'espressione del sentimento. L'orizzonte creativo, riflesso nella griglia dei pensieri, entra quindi in consonanza musicale con l'ordine armonico, sono griglie dinamiche dove i punti di fuga prospettici azionati da Piccirillo, rimangono fissati per l'eternità nel rigoroso incanto sonoro dei Frattali in sospensione. La deformazione persistente delle opere, il flusso e il riflusso che le attraversa contorcendole in un'anamorfica rivoluzione, improvvisamente risucchia l'energia cosmica e vive nella tensione di un ellisse, mentre l'astrazione geometrico – spaziale si rifugia nella costruzione dell'immagine basata sul numero, ponte ideale tra gli incroci di plurimi diagonali. Una situazione che flette l'estro armonico, s'incendia nel sublime fuoco della passione cerebrale e brucia i solchi della ragione. Sulla traiettoria temporale la materia, così corrosa si frantuma in micro – cellule veicolanti l'energia vitale dinamizzata in evoluzione, quasi inspirazione fluente le corde del desiderio armonico I lavori di Piccirillo sembrano essere riflessioni e pensieri in architetture ritratte, presenze di un'entità interna atta a rivelare l'appartenenza ad una sfera distaccata dalla pelle del reale. Ai suoi margini si trovano incorporee sensibilità disposte in cerchi virtuali compenetranti e contrastanti con le dissonanti fessure relazionali che invadano lo spazio in ogni direzione. La struttura visuale determina suggestivi effetti tra forme in movimento e combinazioni cromatiche, trame geometriche, trasparenze, come sovrapposizioni sempre più complesse in cui una forte tensione progettuale attraversa il linguaggio razionale e geometrico per evanescenti emozioni dilatate in titillazioni sensoriali. Dentro la loro natura i limiti vengono abbattuti e prendono vita configurazioni illusoriamente tridimensionali, la mente ne rimane sedotta, e ricostruisce una revisione prospettica a sua immagine e somiglianza, dalla quale Piccirillo estrapola un suono silenzioso in alterazioni vibrazionali. Una metafisica relazione con l'ordine dell'universo, si coglie nel respiro fluido di questa concettualità esistenziale vestita di luce, verso la quale si è inaspettatamente approdati. L'opera si lascia ordinare in spazi precisi, in ritmi esatti, quasi paesaggi disciolti negli umori dell'astrazione e nella libidine surreale della tensione concentrica che si sviluppa dentro la febbre creativa, lucida pericolosa, delirante alienazione della sintassi matematico – razionale o forse meglio artistico – scientifica. Metamorfosi di equazioni in/visibili nella combinazione di forme, che hanno intuito una via di fuga, trasformano, di conseguenza, il nodo focale del loro corpo immateriale in energia implosiva carica di primordiali risonanze. Ecco allora che al di là del disordine figurale, audace come uno spettro di linfa sensoriale, il frattale rivela la sua struttura più pura al limite del sentimento estetico: è un lampo senza coscienza, un'incandescenza aspirata dal reale, una compressione vitale e minacciosa insieme, una forza ingovernabile che lo attraverso e lo trasforma in spinta pulsionale, come per dire l'informe plastico nella forma devastata dall’impatto. Sospesa tra il virtuale e il reale l'Arte di Piccirillo, oltrepassa l'epidermide dello spazio e avanza in fugaci frammenti perforanti ogni dimensione. Sono frammenti reticolari, eteree strutture che tolgono il respiro e in un istante i fondali sul quale sono distesi, cominciano a perpetrare nella notte del colore. È una sintesi di forme, un susseguirsi di strutture ritmiche, semplici, armoniche, non esiste ciò che vediamo, esiste solo ciò che la nostra percezione fotografa nell'iride attratta dalla suggestione, lo spazio interiore dello spettatore sembra venire riconfigurato in architetture liquide e fluttuanti la sonorità riflessiva della superficie, dietro di essa un solo dettaglio del frattale, scandagliato, zoomato, sezionato genera l'uguale e il diverso della sua stessa presenza, il risultato è un costante stato transitorio in dilatazioni di pensieri, costruzioni astratte in nuda attesa, ma forse è solo l'attesa della nuda verità. Da questa alchimia visionaria, materia, energia, informazione scorrono nella liquidazione dell'attimo, del momento trattenuto dall’istinto del tempo e proiettato nella polverizzazione ellittica del linguaggio ricomposto in geometria frattale, al suo interno una complessa e intima articolazione matematica innerva l'intera costruzione artistica di Piccirillo. Una monade sonora si muove lentamente verso le coste frastagliate di un frattale, sinuoso, irregolare, discontinuo. Nel suo profondo la leggerezza effimera di un pulviscolo iridescente si apre come un'opera immateriale plasmabile e rivela la nota cosmica dalla quale nasce l'unico fascio di luce percepibile dal nostro occhio prima che venga ingoiato dal buco nero. Il questo tratto spaziale l'istinto del tempo cede alle docili curve della volumetria digitale, alla seduzione intellettuale, ai bagliori serpentini di iperdinamiche trasparenze e la realtà erutta in un vortice estetico dove tutte le sensibilità concorrono a realizzare una sensazione visiva: incantesimo per i sensi, incanto per la mente. Nella transitorietà di tutte le cose l'istinto del tempo azioni frattali veicolano un concetto puro, oseremmo dire quasi una filosofia estratta dalla riflessione sull'eternità del momento sfuggito alla vita, un presente sempre più ravvicinato che attraversa la forma, il pensiero, l'idea che ci porterà altrove, onde o orbite? Particelle o onde? Esseri, istanze creative, essenze: solo illusioni nell'attrazione allusiva di Maurizio Piccirillo.
Critica d’arte e Direttrice Sito Bluarte Antonella Iozzo (Borgo Valsugana – TN)
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Il Poeta della scrittura sonora
E’ una rassegna di opere che indagano con il segno espressivo e la musicalità dei frattali le prospettive futuribili dell’arte digitale. In esse il “fare” del loro ideatore è affidato da un lato alle contaminazioni fra tecnica e arte, al cui orizzonte si stagliano il lirismo dei versi e l’evocazione della parola e della scrittura digitale, dall’altra la ricerca rigorosa e la sperimentazione instancabile di nuovi materiali e delle loro possibili risposte. La mostra proietta con ampio respiro un percorso esperienziale e di studio minuzioso e unitario, dove il frattale è sostenuto e s’accompagna con una concezione interdisciplinare e multisensoriale dell’arte. La multisensorialità si pone come dialogo nuovo con un pubblico che va emotivamente coinvolto e guidato nella compartecipazione di un ruolo diverso di fruire l’arte. Ruolo sempre più proiettato verso il connubio arte/ricerca tecnica e orientato all’indagine profonda dell’essere (sein) e dell’esserci (da sein). La vita, la morte (come parte della vita), l’amore e l’incomunicabilità del nostro mondo sono i temi centrali della poetica dell’artista che sonda e rende con metafore crepuscolari – non del poeta-fanciullo piangente di corazziniana memoria – ma dell’uomo “cosciente”, che si nutre, vede, sente, riconosce, condivide: tutte azioni alimentate da una forza interiore, originata da una sensibilità educata e da una sofferenza intima di chi teme non ci sia alcuno in ascolto, e per queste traslate, sia nel lirismo di segni e di colori rapidi, quanto delicati, che nelle visioni esangui di fluidi che lasciano la vita, aprendo alla grande riflessione sulla malattia e la morte. Ma è lo stesso artista-poeta a dirci che “… c’è del miele nelle (sue) vene”: la voce e la musicalità dei suoi frattali composti, vivaci, armoniosi e a tratti intimisitici, che sembrano restituirgli appieno qualcosa che nei versi “pendola dal ramo di una quercia: la realizzazione del suo “sogno di uomo libero”. La visione delle opere costituisce dunque un dialogo creativo e invita, agevolandola, un’immersione totale nel mondo unico e universale dell’arte.
Critica d'arte Dott.ssa Giuliana Donzello "Studio d'Arte Mes3" di Livorno
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